La musica nella pubblicità televisiva
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Parte 2
Parte 3
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Marketing e Cinema
Sanremo: a cinismo si culmina


di Massimiliano Nucci
"I Martedì"
Marzo 2000
  Musica e Pubblicità
Parte 2
Utilizzo (e contestuale presenza fisica) di personaggi musicali in qualità di cantanti o musicisti (esecutori)
Scritturare un cantante di successo come testimonial risulta una delle costanti della pubblicità televisiva italiana: si può cominciare da Nilla Pizzi (per le distillerie Fabbri, prodotto: brandy Grand Senior, 1957) e arrivare al “fresco” Luciano Pavarotti (per il Monte dei Paschi).

Nota: le date riferite agli spot ed ai caroselli sono “anni di messa in onda”, non anni di realizzazione. Le date riferite alle canzoni si riferiscono alla loro entrata in classifica, non al periodo di incisione.

La vera e propria esplosione di questo fenomeno avviene dopo la metà degli anni ‘60, in cui i cantanti di successo (e non solo) furono chiamati a fare da testimonial ai prodotti più impensabili: vediamo ad esempio il caso Arrigoni. Per reclamizzare pelati e conserve alimentari Arrigoni nel 1967-68, furono “ingaggiati”: Gianni Pettenati (famoso soprattutto per “Bandiera Gialla”, 1966), Rocky Roberts (che aveva da poco inciso “Stasera mi butto”, 1967), Wilma Goich (celebre la sua “Le colline sono in fiore” in classifica all’inizio del ’65), Pino Donaggio (che vantava già 5 pezzi entrati nella Top Ten tra il 1961 e il 1965; sua l’immortale “Io che non vivo”), Robertino (in classifica nel 1964 con “Un bacio piccolissimo”) ed inoltre Patrick Samson (cantante libanese), Isabella Iannetti, Lalla Leone e Sabina Ciuffini. I caroselli risultano briosi (specie uno con i cantanti sopra ad una giostra per bambini…), ma il legame intercorrente tra il target dei pelati Arrigoni e quello dei cantanti sopracitati risulta senz’altro un po’ oscuro.

Non possiamo, inoltre, dimenticare Mina (per i caroselli Barilla, Atlantic, Industria Italiana della Birra, Pasta Combattenti e Cedrata Tassoni), Milva (per caffè Bourbon), Patty Pravo (per i gelati Algida canta “Qui e là” ballando sopra ad un trenino gommato porta bagagli tra i binari della stazione Termini; reclamizzerà anche il gelato “Piper”). E poi Ornella Vanoni, che dal 1973 al 1976 promuove il Vermouth Martini cantando brani d’autore e (con grande enfasi) il famosissimo “codino”: “…chiunque e dovunque tu sei, lo puoi scegliere come tu vuoi: vigoroso o dry…..un Martini” o anche “Sempre giusto è il gusto di Martini”.

Ma ci sono altre sorprese: Frank Sinatra per i Baci Perugina, Teo Teocoli (era un cantante e faceva parte del Clan di Celentano; fu “cantante e tamburello” dei Quelli, accompagnato dai futuri PFM Franco Mussida e Franz di Cioccio) per Oransoda (1968) e per il televisore Vulcano della Philips (1974), Ron per il Televisore Immortale della Magneti Marelli (carosello del 1970; Ron aveva già partecipato, con il suo vero nome Rosalino Cellamare, al festival di Sanremo dello stesso anno con la canzone Pa’ diglielo a ma). E ancora Alberto Rabagliati, Adriano Celentano (attivo in pubblicità anche negli anni novanta, con la serie di spot per le Ferrovie dello Stato), Renato Carosone, Lucio Dalla, Domenico Modugno, Gianni Morandi.

Nel 1959 lo spot dello shampoo Biodop (della Saipo l’Oréal) vide Mike Bongiorno lanciare l’allora sconosciuto cantante sardo Riccardo Sanna (che diventerà poi Ricky Gianco, presenza attivissima nel clan di Celentano, interprete di “Il vento dell’est”, autore della celeberrima “Ora sei rimasta sola”, e dagli anni ’70 cantautore impegnato e fido collaboratore di Gianfranco Manfredi). Mike ad un certo punto dice a Ricky Gianco: “…e noi ti auguriamo in nome di chi ti ha aiutato, la Oreal, di restare in questo juke-box (di guadagnare e mantenere il successo, n.d.a.) per tanto e tanto tempo ancora. Tu, in segno di riconoscenza, invece, dovrai continuare ad usare, perché vedo che lo metti già in testa, il Biodop”. La cosa che fa sorridere è che la folta chioma di Ricky Gianco, ben visibile nel carosello del 1959, sarebbe scomparsa nel giro di pochi anni: il prezzo del successo?

In fase di acquisto, allegato al prodotto reclamizzato, si poteva trovare in omaggio un disco 45 giri del cantante testimonial. Negli anni sessanta e, in minor misura, negli anni settanta, moltissime aziende di prodotti editoriali ed alimentari investirono su questo semplice strumento, anche senza ricorrere alla pubblicità televisiva: riviste come “Gioia”, “Nuova Enigmistica Tascabile”, bevande come l’aranciata “Pejo”, alimenti come “Invernizzina” omaggiavano gli acquirenti di dischi personalizzati. Diverse erano le tipologie distribuite: la formula più “onerosa” era il “picture disc” (ovvero un disco con il logo del produttore o un’immagine pubblicitaria del prodotto stampati sopra al vinile), ma c’erano formule molto più economiche come i 45 giri con la sola copertina (o custodia) personalizzata o anche dischi sottili come un foglio di carta (nessuna personalizzazione e risparmio sui materiali di produzione).

Nell’ultimo decennio questo tipo di promozione è pressoché scomparsa per quanto concerne le merceologie non editoriali: qualche rara iniziativa è riscontrabile nel settore liquori e parafarmaceutico. Ha invece preso pieno vigore nei giornali quotidiani: sfruttando la tiratura elevata, essi riescono a proporre opere musicali a tariffe “promozionali”: il quotidiano ha un prezzo troppo contenuto per poter includere quello di un CD, ma l’acquirente che optasse per l’abbinamento troverebbe il “pacchetto” estremamente conveniente.

Uno strumento promozionale abbastanza simile al precedente fu utilizzato dalla Perugina: all’interno della confezione dei cioccolatini “Baci” venne inserito un “buono” per “ottenere uno sconto sull’acquisto dei dischi di Frank Sinatra” (Marco Giusti, “Il grande libro di Carosello”, Sperling & Kupfer Editori, 1995).

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