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La lezione di Vanes


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di Massimiliano Nucci
"Bo News"
Giugno 2003
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La lezione di Vanes
Avevo un compagno di studi al liceo che aveva una Fiat Tipo Digit bianca. “Digit” poco aveva a che vedere con “digitale”, ma riassumeva bene il concetto di modernità fine anni ’80: un paradiso di cristalli liquidi. Questa Fiat Tipo, quasi fosse una torta, era adeguatamente guarnita di minigonne, spoiler, fendinebbia, pianale con woofer e subwoofer, cruscotto con wafer e tweeter, sedili avvolgenti, marmitta doppia (forata), volante modello supersocmel, adesivo sul lunotto “I come from Villanova”, codino di marmotta e Arbre Magique gusto pino avvinghiati allo specchietto retrovisore. Ah, dimenticavo… un paio di mutande pulite (perché non si sa mai) ed un pennarellone indelebile rosso nel cassettino portaoggetti. Qualcuno di voi penserà che io fossi in classe con Max Pezzali.

Ricordo che il pennarello veniva sistematicamente utilizzato nei bagni degli autogrill: quegli incredibili luoghi in cui le persone “comuni” si cimentano in prestazioni di grandissima velocità, vedevano invece il mio compagno di classe scrivere a polmoni aperti “odi barbare” dedicate all’anatomia più classica.

Ricordo un sabato sera: ci avevano parlato bene di un locale nel ferrarese. Ricordo che errammo per Cocomaro di Cona e Cocomaro di Focomorto alla ricerca della mitica Rocca. Mentre la Tipo Digit sfrecciava sulla A13, nel cassettino tra mutanda e pennarello scovai una compilation in cassetta di cui Vanes (il nome del compagno) mi volle fornire le “istruzioni per l’uso”. La compilation era intitolata “Pastura”. Con “pasturare” i pescatori, mi spiegò, intendono l’atto di gettare esche attorno al vermicello appeso all’amo, allo scopo di attirare i pesci. Con “pescatori” intendo quei soggetti che la domenica mattina, alle ore 06.00, partono con il sacchetto dei bigatini (piccole esche da pesca) appeso allo sportellino-carburante del suzukino bianco.

Vanes aveva intitolato la sua compilation “Pastura” in quanto strumento di semina: finestrino abbassato, volume a manetta, innondava l’etere di brani accuratamente scelti per esaltare la potenza dell’impianto stereo. E contestualmente interessare le topine di turno (una ragazza ante-consumazione è sempre “topa”, post-consumazione diventa “tipa”). Questo genere di car-compilation hanno spesso titoli volgarissimi tipo “Skizzo”, “Disco Party” (leggi “Di Scoparty”) e sono rintracciabili in tutte le vetrine dei negozi di dischi, ma soprattutto in quegli espositori di vetro con armatura in ferro posti tra pompe di benzina e cassa negli autogrill di tutta Italia.

Se manca il titolo volgare, supplisce una donnina ignuda: in questo caso occorre prestare attenzione a non acquistare (per sbaglio) una divina cartuccia stereo 8 di Fausto Sax Papetti.

Per anni le compilation migliori sono state vendute in piazzola: in Piazza VIII Agosto verso il Galaxy, il rivenditore di cassette munito di impianto stereo portatile color argento Grundig ha distribuito capolavori come “discoteca DJ 22”, “Hit Parade 37”.

Un sapiente dj miscelava il meglio del momento: pezzi sconosciuti pata-pum pata-pum, alternati a hits radiofoniche. Le copertine erano in cartoncino azzurro, i titoli e gli interpreti dei brani scritti sempre in modo approssimativo.

Girava una leggenda metropolitana sulle audiocassette vendute in piazzola: pareva rovinassero le testine del mangiacassette e “si diceva” che la banda magnetica si disintegrasse dopo pochi ascolti. Il mio “Sarek” (lo stereo che avevo sulla Fiat 124 portava lo stesso nome del padre di Mr. Spock di Star Trek….) non subì mai danni, anzi ne digerì irrimediabilmente una nel 1989.

Ogni tanto penso sarebbe bello organizzare un auto-raduno: Fiat Punto e Brava, Ritmo Abarth, Volkswagen Golf GTI e GTD, Autobianchi A112, Alfasud, tutte iperaccessoriate di spoiler e con pianale traforato di casse che fanno pum pum pum pum. Magari nel ferrarese. Poi, tra una anguilla e una salama da sugo scambiarsi le cassette, ascoltando la radiocronaca di Bologna-Spal. Maial !
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