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di Massimiliano Nucci "Bo News" Ottobre 2002 |
Compil-action Sushi bar vol. 1 Da ormai molti anni tra le pagine centrali de “La settimana enigmistica” vive una signorina deliziosa che si chiama Susi. La bella signorina riceve regolarmente nel salotto di casa sua un gruppo di ragazzi di bella presenza e sottopone loro (o, talvolta, le viene sottoposto) un problema matematico da risolvere: da qui il nome della rubrica “Quesito con la Susi”. Susi è una ragazza sui venticinque, bionda, gambe lunghe come quelle della Barbie, e ha amici che si chiamano Garry, Perry, Terry. Se abitasse a Bologna Susi avrebbe senz’altro piccolo appartamento in “ugobassi” o in piazza Aldrovandi, uno Scarabeo 150, acquisterebbe gli abiti d.o.c. da “Ingenito” in via Mazzini, e si servirebbe da un macellaio che le terrebbe da parte “i pezzi migliori”, per il solo fatto che lei è un bel fichino. Rendiamola vera, la Susi bolognese. Susi fa la vetrinista da alcuni anni: lavora soprattutto in centro, ed è particolarmente apprezzata da parrucchieri e centri di estetica, guadagna circa 300 euro a vetrina, arredata o dipinta, più rimborsi spese. Sostiene da anni una campagna per rendere decorose le vetrine degli idraulici: non riesce a capacitarsi del fatto che qualcuno possa abbellire il proprio negozio mettendo in bella vista due cessi, quattro rubinetti e tre raccordi in ghisa. Anche le vetrine dei tabaccai non la soddisfano: sembrano il paradiso del gadget, pieni come sono di portachiavi similoro, accendini da texano, ombrellini dalle fantasie pigiamoidi. Ha già partecipato a due puntate del “Maurizio Costanzo Show” esponendo il suo punto di vista e ha raccolto numorosi consensi. Il salotto di Susi è quanto di più semplice e lounge ci si possa immaginare: divani da conversazione (quelli con seduta profonda e schienale basso), tavolino per aperitivi e riviste, arredamento essenziale, forme pulite. Un ambiente molto simile a quello della copertina di “Death by chocolate” di De Phazz, forse un po’ meno “space age style”. Immaginiamo che una sera, la bella Susi dia un party, al quali inviti Garry, Perry, Terry, Nic, Steve, Paco e Max (che sarei io), più qualche amica. Insomma, come alle feste più classiche, molta braga e poca sostanza. Colonna sonora del party il cd “Sushi bar 2002 – vol.1”. Gli amici convenuti notano subito come Susi e Sushi siano simili: due perle da gestire con la punta delle dita. Susi è una ragazza dalla pelle di luna, con gli occhi grandi di colore verde che si intonano perfettamente con un Martini bianco impreziosito da piccole foglie di menta. Adora la bossa nova, qualsiasi traccia contenga un pizzico di hammond, darebbe 10 anni di vita per una serenata di Caetano Veloso o per una notte con Brad Pitt. “Sushi bar 2002 – vol.1” è una compilation terribilmente disomogenea, il cui unico filo conduttore potrebbe essere il massimalismo: qualsiasi cosa centri con la parola “Japan” poteva finire dentro a questo box. E così, Susi che contava sulle atmosfere iperlounge dei Pizzicato Five (“Catchy”) trova anche (Incredibilmente!) i Velvet con la pimpantissima “Tokyo Eyes”: “Fantasie sul nostro Sushi bar, ero forte come Tiger Man….Tokyo Eyes ora che non ci sei più mi sento come Ataru con Lamù”. E son cose…. Ma disomogenea non significa necessariamente brutta: questa compilation mostra un numero di perle notevole, chicche dell’estate finita e altre senza tempo (e senza scadenza). Mi avvicino alla padrona di casa con un Campari, faccio sbattere forte il ghiaccio contro le pareti del bicchiere riproducendo il sensualissimo suono dello xilofono di ”Comment te dire adieu (it hurts to say goodbye)” nella versione di Tokyo coolest combo. Susi resta molto colpita ed io, tra me e me, prego San Bitter di darmi una chance. “Il cerchio rosso” del bravo Nicola Conte mi incornicia l’atmosfera (a proposito, il suo CD “Jet Sound” è davvero da acquistare). Guadagno il divano da conversazione con una traccia romantica, “L’ombre e la lumière”, interpretato da una sinuosissima voce che fa tanto “ghiaccio passato sulla pelle bollente di lei”. Olè. Susi mi chiede che auto possiedo….chiudo gli occhi e sulle note di “Steppin’ out”, mi sento adagiato sui sedili in similpelle della mia Ford Capri Ghia 1974, motore a quattro cilindri in linea superquadro di 1583 cc, albero a camme in testa (cinghia dentata), cambio a quattro marce sincronizzate. Moby, “We are all made of stars”, perfetta per accompagnare il rombo del motore e della marmitta (che ho adeguatamente perforato con un cacciavite). Vedo Susi molto colpita, le verso un amaretto di Saronno. E allora affondo con i pneumatici radiali 165SRx13 con cerchi in lega leggera da 5”. Poso il bicchiere su una copia de “Il giaguaro” dedicata a Zanuso e al televisore che disegnò per Brionvega. Gli occhi mi cadono sulla bocca luminosa di Susi, e mi pare profumi di lucidalabbra alla fragola. Come fa sangue il lucidalabbra….sento tutto un sapore di anni 80, scarpe Lea Pericoli e collant con gigli di pizzo. Forse mi dilungo un po’ troppo sulle prestazioni della Ford Capri e troppo poco sulle mie… e il quesito che dovevo porre a Susi resta non pronunciato e senza risposta: il divano da conversazione è comunque stato perfetto per favorire l’appisolamento della mia barbie. Me ne vado a casa con “Love from outer space” in testa, parcheggio, mollo un calcio ai cerchi in lega leggera da 5”. Però che motore…. [inizio pagina] | |||