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di Massimiliano Nucci "Bo News" Dicembre 2002 |
Compil-action Introduzione La nascita della cassetta registrabile e poi quella del CD masterizzabile hanno fatto nascere, cresciuto e consacrato il fenomeno delle compilation “fai da te”. Per tantissimi anni il concetto di “democrazia” e di “compilation” hanno avuto nella mia testa il medesimo significato: nella democrazia hanno “voce” sia culture che personalità tra loro eterogenee; e così pure nella medesima compilation “fai da te” possono trovare spazio un brano dei Doors, uno di Vivaldi, uno dei Buggles, uno di Eros Ramazzotti e una sigletta by Alberelli-Tempera. Più una compilation è “casalinga” e più la democrazia aumenta, ovvero gli abbinamenti tendono a diventare più arditi: una cassetta o un CD rendono possibile ciò che normalmente è additato a “cattivo gusto” o ad incuria. Nessuno (o quasi) davanti a una gelateria con gli amici ordinerebbe una “panierina limone & zabaione montato”. Nessuno (o quasi) passeggia sotto il Pavaglione in tuta triacetata con un paio di impeccabili Church. L’intimità della compilation rende possibile un Toto Cutugno allo stesso tavolo di Prince, un Wagner con Madonna sulle ginocchia, la Pausini in cocktail con Frankie Hi-NRG e Burt Bacharach, Modjio che guarda la brunetta dei Ricchi e Poveri girare in mutande rosa per la cucina. Un tempo, la compilation era esclusiva creazione delle case discografiche: il selezionatore aveva come incarico quello di massimizzare i profitti realizzando una sequenza di brani che incontrasse il gusto di un pubblico il più vasto possibile. Non poteva certo sbizzarirsi. La “raccolta” prodotta dalle case discografiche era ieri come oggi necessariamente legata ad un evento (Sanremo, Zecchino d’oro, Festivalbar, etc.), o caratterizzata da un tema preciso (amore, donne, il viaggio), o di genere musicale omogeneo (il meglio del jazz, le melodie del rock, il beat, ultra-lounge, the best of…, etc.), o infine legato ad uno spazio-tempo pubblico (“televisivo” come la pubblicità e le sigle TV, le migliori colonne sonore, ma anche fisico come il Buddha-Bar, il Cafè Ibiza…). Si nota chiaramente come la ricerca dell’omogeneità tra i brani renda la compilation industriale idonea a molti usi. La raccolta fatta in casa ha invece sempre un “obiettivo”: l’intorto di un fichino (ci metto quel brano che so che le piace), il ricordare il tempo andato (questa sì che è musica….), il procurarsi sofferenza (lo ascoltavamo insieme), l’invio di messaggi subliminali (con questi brani lei capirà che se non me la da, io gliela do su), e mille altri fine che andremo ad esplorare nei prossimi mesi. Inizia infatti su questo primo numero di Bo News una rubrica dedicata alle migliori compilation home-made e a quelle industriali di ieri, oggi e domani. [inizio pagina] | |||